Le vie rivolte al benessere passano spesso attraverso una prima attenzione a se stessi. Private di tale comprensione personale basilare anche le dimensioni di relazione con l’alterità, al pari e contemporaneamente importanti, tendono a sfumare e a contraddirsi. Per mantenere, afferrare o riafferrare il filo della propria vita serve un impegno, forse lieve, eppure costante.
Una pratica di consapevolezza efficace a questo scopo, il cui accesso si estende in modo progressivo, è la scrittura; segnatamente quando diviene esperienza meditata e duratura di diario. Per comprenderne alcune potenzialità propongo una breve riflessione scegliendo i versanti che paiono pi๠promettenti, connessi all’approccio umanistico esistenziale e alle qualità del Counseling.
Nel momento di affrontare la tematica è facile tuttavia notarne alcuni limiti. Il genere autobiografico, infatti, gode oggi di un certo consenso, talvolta anche con dubbie declinazioni. Si è diffuso come un esercizio quasi obbligatorio tra coloro che possono pubblicamente vantare successi e rivolgersi fieramente al proprio passato, come se in assenza di una celebrazione la riuscita e l’approvazione rischiassero di dissolversi.
La prevalente declinazione al passato e gli intenti celebrativi sono invece tendenzialmente tralasciati dai metodi di diario che si propongono percorsi di ricerca, di cure e cure di sè. Sono questi propositi, ricchi di attività e di intenzionalità , altrettanto rivolti al presente e al futuro, che possono suggerire un senso rinnovato al metodo autobiografico, capace di far leva anche sul passato, senza preventivamente archiviare il presente che si apre al domani.
Come fare? Un riferimento possibile è Serge Ginger che, movendo dalla Gestalt, ha promosso in varie opere e nella sua attività la considerazione per le esperienze individuali del contatto nel mondo, le fonti per ritrovare “uno spazio di libertà e originalità “ (Ginger S., La Gestalt, L’art du contact). Vi sono pi๠specificamente a disposizione diversi suggerimenti, si possono intraprendere cammini concreti, che qui non enumero passando direttamente ai contenuti che incoraggiano all’applicazione. In sintesi, e come mappa iniziale per incamminarsi, è possibile tenere conto di alcuni elementi significativi.
Il primo riguarda la base di partenza, connessa al punto in cui ognuno si trova nel momento preso in considerazione. Se io inizio oggi la mia pratica è bene che mi avvii dal personale qui e ora, sospendendo temporaneamente le argomentazioni ad esempio intorno alla mia infanzia, alla mia nascita, oppure circa i luoghi e gli eventi della mia vita. Immaginando di iniziare proprio adesso la pratica di diario mi soffermo sul momento attuale, su questo speciale passaggio e su questa fase della mia vita. Posso descriverla liberamente, pi๠o meno ampiamente, ma è importante che ne percepisca l’unità , la particolarità , le qualità , e le descriva. Lo scritto che emerge da questa attività iniziale fornirà , anche in seguito, un punto di riferimento affidabile, che potrಠaggiornare in altri scritti, mantenendolo quale consapevolezza alla data in cui si è concretizzato.
Il secondo elemento, che ricorre in diverse proposte e tradizioni, riguarda lo sviluppo di sensibilità e di disposizione a raccogliere parti di noi stessi. Si possono distinguere diversi capitoli, ciಠche resta fondamentale è che al primo passo già accennato, quello che stabilisce la fase d’avvio del processo, ne segua un secondo, il movimento capace di generare momenti di scrittura, di raccoglimento ed espressione grafica. Ira Progoff, che ha dedicato una parte rilevante della sua vita e della sua professione al metodo di diario, distingue analiticamente i registri: quello del periodo attuale, quello quotidiano, quello della storia della propria vita, dei sogni, delle immagini crepuscolari, delle meditazioni. Anche in tale contesto conviene tuttavia sottolineare il tenore emotivo tutt’altro che freddamente analitico, in grado di spingere alla scrittura. Il rimando si accorda piuttosto al sentimento provato dal personaggio di Robinson quando avendo ritrovato i libri, le cui pagine erano state completamente sbiancate dall’acqua di mare, pensa di poterli utilizzare per tenere un diario. Solo per questo s’ingegna nell’ottenere un liquido colorato e resistente da un pesce e un mezzo per scrivere.
“Si affrettಠallora a tagliare in modo conveniente una penna di avvoltoio, e tracciando le prime parole su di un foglio di carta fu sul punto di piangere di gioia. Gli sembrava all’improvviso di essersi quasi strappato dall’abisso di bestialità in cui era sprofondato e di rientrare nel mondo dello spirito, compiendo quasi un atto sacro: scrivere. Da allora aperse quasi ogni giorno un suo log-book per affidargli (“¦) le sue meditazioni, l’evoluzione della propria vita interiore, o anche i ricordi che tornavano a lui dal passato e le riflessioni ispirate da quelli” (Tournier M., Venerdì o il limbo del Pacifico).
Questa citazione contiene anche quello che puಠessere considerato un terzo elemento: il legame tra il diario e l’evoluzione della propria vita. Come già accennato, tale orientamento appare centrale nel determinare il carattere del metodo biografico. Così inteso il quaderno si estende all’arco e al significato della vita individuale, movendo le parti interne, connettendole e accompagnando profondamente il cammino personale. Si tratta allora di un esercizio continuativo nella consapevolezza, che puಠsvilupparsi al ritmo biologico della persona e in relazione all’ambiente in cui si trova. Il piccolo o consistente accumulo di scritti che matura nel tempo esprime così l’emergere in molteplici figure della continuità stessa della propria vicenda, insieme ai mutamenti, alle svolte, ai ritorni. Il diario, i quaderni, non sostituiscono l’alterità e le dimensioni relazionali, arricchiscono altresì quelle relazioni con ulteriori contorni che assumono progressivamente forme maggiormente riconosciute e riconoscibili.
Tale compagnia introduce un quarto elemento, in virt๠degli effetti immediati e di lungo periodo che la pratica promuove sull’esperienza concreta e sul mondo immaginale. Lo scrivere seguendo questo itinerario si configura infatti come una speciale meditazione, ritmicamente attingibile, capace di modificare e far evolvere la persona impegnata nella direzione pi๠propria, nella ricerca del senso che responsabilmente riconosce e persegue. Il diario come pratica di cambiamento.
Puಠessere utile, in conclusione e sintesi, richiamare l’attenzione sul modo di svolgere la scrittura. Sono per questo estremamente preziose le elaborazioni formulate in campo umanistico e di Counseling, le quali suggeriscono (senza imposizioni) di evitare oppure di sopire il giudizio, ad iniziare da quello rivolto a se stessi. La scrittura, quale tecnica sovente appresa in contesti che hanno comportato valutazioni, facilmente rievoca introiezioni che complicano l’espressione. Con il diario, in quanto spazio particolarmente riservato, è da un lato necessario lasciare scorrere la scrittura, senza troppe preoccupazioni letterarie e stilistiche; dall’altro è possibile familiarizzare con il gusto stesso dello scorrere e del lasciarsi trasportare, adattandoli successivamente ad altri ambiti allettanti.
Parallelamente apprezzabile risulta il scoprire le interpretazioni, che così spesso si sviluppano e snaturano l’evoluzione delle consapevolezze racchiuse nell’andamento narrativo. Ancor pià¹, le interpretazioni tendono a far ritorcere la scrittura contro se stessa, restringendone il respiro in spiegazioni concentriche, quando invece i contenuti che si esprimono richiedono libertà , stupore, apertura.
Ma è possibile, all’interno dei ritmi scanditi dalla vita ben integrata socialmente, offrirsi spazi caratterizzati dalle qualità citate, momenti in cui raccogliersi nel particolare esercizio di diario? Una risposta si ritrova nella diffusione dei blog e delle presenze in facebook, che in parte articolano i nuovi tempi e i desideri di rappresentazione con strumenti affini. Ricordando che la parola blog deriva dal log-book, il registro di navigazione e di appunti per la vita di viaggio, penso che forse altri strumenti colmi di tecnologia possono aiutare le meditabonde avventure nelle meraviglie personali. In questo momento confesso di avere scritto, in prima stesura, la maggior parte delle presenti riflessioni con una penna e un inchiostro che mi ricordano quelli di Robinson sull’isola di Speranza.
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