di Alessandra Petronilli
Sei uno psicoterapeuta, uno psicologo, un counselor o vorresti diventarlo?
Ti sarebbe piaciuto partecipare al seminario di formazione “Empatia, neuroni specchio e formazione” con cui l’ASPIC di Padova nei giorni 5 e 6 novembre ha inaugurato la sua apertura, ma non ti è stato possibile?
Ti interessa conoscere alcuni importanti sviluppi della scoperta scientifica dei neuroni specchio in campo psicologico e formativo?
Hai partecipato al seminario e hai voglia di rivivere alcuni momenti?
In questo articolo troverai risposta a queste domande e, in più, alcune tracce del valore dell’approccio pluralistico integrato proprio della Scuola ASPIC.
Per mostrarti tutto questo, voglio iniziare condividendo con te alcune emozioni e un inatteso “insight” che la partecipazione al seminario mi ha permesso di vivere.
Ho scelto di partire dalla mia esperienza per dare una viva testimonianza del potere trasformativo della video-didattica.
Mi accorgo di essere stata semplicemente seduta su una comoda sedia e, come preannunciato scherzosamente dal prof. Giusti in apertura dei lavori, mi sembra di aver fatto il giro del mondo in un giorno e mezzo!
In che modo?
Osservando i filmati di esperti psicoterapeuti e counselor all’opera con i loro clienti e, contemporaneamente, riflettendo sui miei posizionamenti, sulle risonanze emotive e immaginative che le relazioni d’aiuto osservate creavano in me, ho potuto sperimentare sulla mia pelle (e a livello neuronale!) l’impatto di stare di fronte o accanto ad alcuni dei più grandi esperti di psicoterapia: Carl Rogers: caldo, accogliente, empatico e paziente … Fritz Perls: confrontativo, sicuro e determinato … James Masterson: neutro e distaccato… Alexander Lowen: energizzante e liberatorio…
E poi, come per magia, alcune domande: chi sono quelle figure per me? Ovverossia, chi rappresentano della mia vita personale? Quali situazioni e/o relazioni rievocano? Qual è il bisogno emergente, quale la gestalt – per dirla alla Perls – che aspetta di essere chiusa?
Ho attraversato alcune situazioni della mia vita, rivisto momenti delle relazioni d’aiuto di cui ho avuto esperienza, toccato lati d’ombra e di luce del mio mondo emotivo: la rabbia e ad un passo la speranza, la frustrazione e ad un passo la gioia di aver superato degli ostacoli, il dolore profondo e la fiducia, altrettanto profonda, colta nell’incrocio di uno sguardo empatico.
E, ancora un passo: posso riconoscere in me, come forme di auto-cura, quelle modalità di stare in relazioni proprie degli agevolatori!
Il potere trasformativo della video-didattica l’ho sperimentato come insight, come immediata consapevolezza del poter essere per me quanto vedevo nell’azione di Rogers e Perls.
Penso di aver potuto riconoscere il valore che io stessa rappresento per me proprio perché ero in quella posizione comoda e sicura di chi apprende mettendo in moto i neuroni specchio: osservando e riflettendo in modo critico e autoriferito.
Neuroni specchio e implicazioni teoriche
Arrivo dunque a parlare dei neuroni specchio, filo rosso delle due giornate e, con essi, a raccontare i momenti salienti di un weekend riscaldato e nutrito dalla presenza degli autori del nuovo libro “Neuroni specchio ed empatia”(ed. Sovera, 2011): Edoardo Giusti (Presidente dell’ASPIC Nazionale) e Francesca Militello e dalla presenza di Maria Armezzani (Università di Padova), Elvino Miali (Presidente di ASPIC Venezia) e Vera Cabras (Presidente della nuova sede ASPIC Padova). Non da ultimi psicologi, psicoterapeuti e counselor – professionisti o in formazione – provenienti da molte regioni d’Italia che hanno partecipato attivamente ai lavori.
Eravamo in tanti, insomma, ad animare l’accogliente sala dell’Hotel Galileo che ci ha ospitato. E, in tanti, abbiamo potuto ascoltare la magnetica apertura dei lavori ad opera della prof.ssa Armezzani la quale, presentando il libro “Neuroni specchio ed empatia”, ha sottolineato i punti cardinali delle implicazioni teoriche e metodologiche per le scienze psicologiche della scoperta dei neuroni specchio. Tale sottolineatura è emersa dalla semplice domanda:
Perché la scoperta dei neuroni specchio ha avuto tanto successo?
L’aspetto rivoluzionario della scoperta dei neuroni specchio, avvenuta una decina di anni fa ad opera di un gruppo di ricercatori della scuola del prof. Rizzolati di Parma, risiede nell’aver osservato l’attivazione di alcuni particolari neuroni, i neuroni specchio appunto, sia quando compiamo un’azione finalizzata ad uno scopo (ad esempio mangiare una nocciolina, proprio come le scimmie macaco protagoniste delle sperimentazioni dei ricercatori!) sia quando si osserva la stessa azione compiuta da altri (ad esempio l’osservazione di qualcun altro che mangia una nocciolina, proprio come è successo alla scimmia macaco che ha visto il ricercatore mangiare una nocciolina!).
Ed ecco, sinteticamente, i punti cardinali dedotti ed evidenziati:
La relazione della prof.ssa Armezzani, a partire dai suddetti punti, ha inoltre offerto, in una forma poetica e insieme rigorosa, una intersezione possibile tra neuroscienze, psicologia e filosofia: il processo fenomenologico, cuore antico dell’approccio umanistico-esistenziale, è infatti emerso come trama prioritaria della relazione d’aiuto e come paradigma confermato e rigenerato dalla scoperta dei neuroni specchio e, nello specifico, della loro attivazione immediata, corporea, pre-verbale e pre-riflessiva.
Tale nodo teorico è stato interpretato come fonte d’integrazione neuro-fenomenologica. A questo proposito si sono citati i lavori di Francisco Varela, padre, con Humberto Maturana, della teoria autopoietica e di Gallese, esponente di spicco della ricerca neuroscientifica e membro della Scuola di Rizzolati, padre della scoperta dei neuroni specchio.
Da quanto detto si può concludere che quella dei neuroni specchio è una scoperta capace di
1) dare una dimostrazione scientifica dell’intersoggettività, paradigma delle scienze umane per lungo tempo trascurato in quanto non verificabile e non quantificabile,
2) affermare la natura pre-verbale, corporea e pre-riflessiva, della comunicazione intersoggettiva,
3) riconoscere la video-didattica come un potente strumento di apprendimento, basato sulla simulazione incarnata (o video modeling).
Video-didattica e integrazione pluralistica
Entriamo ora nel dettaglio dei video dei grandi maestri che hanno attivato i nostri neuroni specchio e, grazie anche a preziosi interventi e alle sottolineature del prof. Giusti, stimolato – oltre al modellamento (modeling) – processi di apprendimento riflessivo:
Jane Annunziata, colloquio in età evolutiva;
John Littrell, counseling breve;
Carl Rogers, colloquio centrato sul cliente;
Fritz Perls, colloqui di psicoterapia della gestalt in gruppo;
James Masterson, colloquio psicodinamico con paziente narcisista;
Donald Meichenbaum, colloquio cognitivo-comportamentale;
Alexander Lowen, intervento di bioenergetica.
L’osservazione attenta e partecipata dei video, agevolata dal feedback fenomenologico utilizzato come strumento di automonitoraggio, ha portato ad importanti considerazioni legate alla modalità selettiva che condiziona e definisce il particolare modo di ciascuno di osservare, sia da un punto di vista strettamente personale sia relativamente all’approccio professionale, e all’analisi dettagliata di ogni intervento e delle differenze tra psicoterapeuta o counselor e cliente.
L’aver visto differenti modalità di costruire una relazione d’aiuto, ha consentito inoltre ai partecipanti di orientarsi nel vasto panorama delle scuole di psicoterapia e di counseling.
Quanto voglio sottolineare in ultima battuta è l’efficacia dell’approccio pluralistico integrato. Una visone ed un uso integrato dei diversi approcci consente infatti ai professionisti della relazione d’aiuto di “tararsi” rispetto alle esigenze del proprio cliente, agli obbiettivi e alla durata dell’intervento: restaurativo, breve, o ristrutturante della personalità, a medio-lungo termine (possono essere approcci psicodinamici e gestaltici o anche rogersiani), oppure orientato a far scomparire emergenze sintomatologiche (ad esempio con un intervento cognitivo-comportamentale), o ancora finalizzato alla risoluzione creativa e immediata di situazioni di conflitto o di stress (può essere il caso del counseling breve).
La flessibilità del professionista della relazione d’aiuto diventa così, nell’approccio pluralistico integrato, un valore aggiunto inestimabile, una competenza e un modo d’essere supportati da una metateoria di riferimento capace di ampliare i confini metodologici ed epistemologici della ricerca in psicoterapia e counseling. Metateoria che si fa immediatamente fonte di apprendimento nel momento in cui, come nel caso del seminario qui presentato, la formazione passa anche attraverso la video-didattica.
I video, infatti, hanno consentito di ricevere e filtrare soggettivamente una grande quantità di informazioni e di porre numerosi quesiti sulla conduzione delle terapie osservate in modo incarnato, vissute cioè internamente attraverso meccanismi di identificazione e rispecchiamento.
In chiusura dei lavori
Ho portato con me l’intensità di una sentita partecipazione al seminario, avvertita a livello emotivo e affettivo, oltre che cognitivo. Ho portato con me l’immagine di un ventaglio di approcci e professionisti impegnati a mettere a disposizione se stessi e le proprie competenze per la promozione del benessere e la cura del disagio … e lasciando risuonare quella partecipazione e quell’immagine voglio condividere con te anche il saluto di Edoardo Giusti e, a mia volta, salutarti con l’augurio di un buon lavoro a tutti i professionisti della relazione d’aiuto e l’invito a portare avanti il personale progetto di formazione permanente!
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